Da cavalliniluca.com a studioutaini.com: il perché di rebranding e renaming

rebranding e renaming

Chi bazzica da queste parti da un po’ se ne sarà già accorto: cavalliniluca.com ha tirato le cuoia. Al suo posto, ora c’è studioutaini.com. E no, non è il classico rebranding fatto perché “ogni tanto ci vuole una rinfrescata”. Questa è la storia di una rinascita figlia di un problema bello grosso: Google aveva deciso che il mio vecchio sito non gli piaceva più. Penalizzato e non più indicizzato e indicizzabile.

Colpa mia, eh. Mettiamolo subito in chiaro. Nessuna scusa. L’ho trascurato, lasciato lì in modalità “cantiere aperto perenne”, senza nuovi contenuti, senza amore, senza quella manutenzione che, chi fa il mio mestiere, sa essere vitale. E oggi, se vuoi esistere online – specialmente se ti occupi di comunicazione e branding come me – un sito fantasma non te lo puoi permettere. Anzi, diventa un boomerang.

Perché cambiare nome e non “solo” sistemare il vecchio?

Una volta incassato il colpo e deciso di rimettere le mani in pasta seriamente, ho capito che non bastava un semplice “rattoppo”. Volevo che questo nuovo inizio avesse un sapore diverso, più consapevole. Non era solo questione di recuperare posizioni su Google o traffico perduto; era l’occasione per allineare meglio la mia immagine online a come lavoro da sempre.

Vedete, anche quando sulla targa c’era scritto “Luca Cavallini”, la realtà operativa è sempre stata quella di uno studio. Difficilmente ho navigato in solitaria. Mi sono sempre circondato di una squadra fidata di professionisti – sviluppatori con i controfiocchi, designer dal gusto impeccabile, specialisti di contenuti che sanno davvero scrivere, legali che salvavano la pelle ai clienti con le policy e le “scartoffie” legali – per dare ai clienti un servizio completo, agile e, soprattutto, con la testa sulle spalle.

Eppure, c’è una percezione dura a morire, una scorciatoia mentale che ancora oggi fa danni: Freelance? Ah, vabbè, uno che ci prova. Studio? Ah, ok, questi sono professionisti seri. Una generalizzazione spesso sbagliata, lo so bene. Ma quando entri in contatto con un nuovo cliente, la prima impressione pesa come un macigno. Ricordate il detto “L’abito non fa il monaco”? Sacrosanto. Peccato ci si dimentichi spesso il seguito, quello che cambia tutto: “…ma ti fa entrare in convento!

Ecco, Studio Utaini nasce proprio da questa esigenza di coerenza. Per raccontare, fin dal nome, la realtà di un team che collabora, progetta e costruisce, forte di oltre 15 anni di battaglie sul campo e progetti portati a casa. Siamo un micro-studio, è vero, ma con la solidità e la struttura operativa di chi sa il fatto suo.

Cosa è cambiato (e cosa, invece, è rimasto uguale identico)

Passiamo alla parte un po’ più tecnica, quella che magari ti interessa meno ma che era fondamentale rifare da zero (e stavolta, con tutti i crismi):

  • Abbiamo registrato il nuovo dominio studioutaini.com.
  • Impostato il redirect 301 da ogni angolo del vecchio sito al nuovo (ciao ciao cavalliniluca.com, è stato bello finché è durato… o quasi).
  • Migrato gli articoli e le pagine che avevano ancora senso di esistere, conservando il succo ma ripulendo il superfluo.
  • Stiamo rivisitando ogni singolo contenuto con un occhio SEO finalmente serio e consapevole (lezione imparata!).
  • Aggiornato link sparsi ovunque: profili social, firme email, schede Google Maps, persino le targhette sui citofoni dei podcast (anzi, se noti qualcosa che rimanda ancora a cavalliniluca.com faccelo sapere!).
  • Fatto sparire ogni riferimento al vecchio dominio, per non creare confusione né a Google né, soprattutto, alle persone.

Quello che non è cambiato – e non cambierà mai – è l’approccio. Consulenza onesta e pragmatica, la stessa cura quasi maniacale per i dettagli, il lavoro di squadra come motore di tutto. Il metodo, quello, resta lo stesso di sempre. E la voglia di fare le cose per bene, pure.

Una lezione che spero ti serva (così non fai la mia stessa fine)

Se hai un’attività online, se la tua comunicazione passa anche (o soprattutto) da un sito web, ti prego: non lasciarlo deperire. Un dominio abbandonato a se stesso non è solo un’occasione sprecata; può trasformarsi in un danno concreto, in tempo perso e, diciamocelo, in una bella figura demmerda barbina.

Io ho dovuto resettare e ripartire, trasformando un problema in un’opportunità per fare meglio. Tu, magari, sei ancora in tempo per evitare il botto. Questo “dietro le quinte” un po’ sofferto te l’ho voluto raccontare non per piangermi addosso, ma perché credo che dalle esperienze (e dagli errori) altrui si possa imparare tanto.

E tu? Il tuo sito è un alleato fedele o un parente un po’ trascurato che rischi di trovare con le valigie pronte sulla porta? Se ti va di fare due chiacchiere su come evitare certi scivoloni, o se stai pensando anche tu a un “cambio d’abito” per la tua attività, scrivimi due righe. A volte, basta un confronto per vedere le cose da una prospettiva nuova (e salvare un sito!).

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