È domenica sera. Hai passato un weekend piacevole, hai staccato la spina, ma improvvisamente un pensiero si insinua nella tua mente, rovinando l’atmosfera rilassata: “Domani è lunedì. Cosa pubblico su LinkedIn?”.
Il vuoto. Il cursore lampeggia su un foglio bianco (o su una nota del telefono) e tu non hai la più pallida idea di cosa dire. Inizi a scorrere il feed degli altri cercando ispirazione, ma finisci solo per sentirti in colpa perché “tutti hanno qualcosa di intelligente da dire tranne me”. Alla fine, scrivi qualcosa di frettoloso, un contenuto “tappabuchi”, giusto per esserci. Risultato? Pochi like, zero commenti, frustrazione alle stelle.
Te lo dico subito: il blocco dello scrittore, nel content marketing, non esiste. Esiste solo la mancanza di metodo.
Se ti ritrovi costantemente a rincorrere l’ispirazione all’ultimo minuto, stai giocando una partita persa in partenza. La creatività non è un rubinetto che si apre a comando, ma la strategia sì. E lo strumento strategico più potente per eliminare per sempre l’ansia da prestazione editoriale ha un nome antico, preso in prestito dal giornalismo classico: le rubriche tematiche.
Dopo aver visto, nel precedente articolo, come bilanciare i tuoi contenuti tra Educazione, Ispirazione e Vendita grazie alla Matrice dei Contenuti, oggi facciamo un passo ulteriore. Vediamo come dare una struttura rigida (ma liberatoria) a questi concetti, trasformando il tuo piano editoriale da un caos improvvisato a una macchina ben oliata.
Il paradosso della libertà: perché “posso parlare di tutto” è una condanna
Molti professionisti temono che darsi delle regole o dei temi fissi limiti la loro creatività. Pensano: “Io sono un creativo, voglio seguire il flusso”. La verità è che la troppa libertà paralizza. Se puoi parlare di tutto, non sai da dove iniziare.
Le rubriche tematiche funzionano esattamente come i contenitori in un armadio ben organizzato. Sai che nel cassetto in alto ci sono le magliette, in quello in basso i pantaloni. Quando ti vesti al mattino, non devi ripensare all’intero concetto di abbigliamento; devi solo scegliere quale maglietta indossare.
Nel tuo piano editoriale, le rubriche sono appuntamenti fissi e ricorrenti che trattano un argomento specifico o utilizzano un taglio editoriale particolare. Immagina il tuo personal brand come un programma televisivo o una rivista. Non è un flusso di coscienza casuale. Ha delle sezioni. C’è l’editoriale del direttore, la pagina della posta, l’approfondimento tecnico, l’intervista.
Avere delle rubriche predefinite offre quattro vantaggi competitivi enormi:
- Elimina la fatica decisionale. Non devi più chiederti “Di cosa parlo?”. Devi solo chiederti “Qual è il prossimo argomento per la mia rubrica X?”.
- Crea aspettativa (e abitudine). Se il tuo pubblico sa che ogni martedì pubblichi un consiglio tecnico e ogni venerdì una riflessione personale, inizierà ad aspettarselo. Crei un appuntamento.
- Garantisce coerenza. Le rubriche ti costringono a rimanere sui binari della tua strategia, evitando di divagare su temi che non c’entrano nulla con il tuo posizionamento.
- Mostra la tua multidimensionalità. Ti permettono di coprire tutti gli aspetti della tua competenza senza annoiare, alternando formati e toni di voce.
Come costruire le tue rubriche: il metodo pratico
Non serve inventarsi dieci format diversi. Per un personal brand solido, ne bastano da 3 a 5. Ma come si scelgono?
Devi tornare alla mappa che abbiamo disegnato nei capitoli iniziali del percorso: la tua Proposta Unica di Valore (USP) e i problemi del tuo target di riferimento. Le tue rubriche devono essere la risposta strutturata a quei problemi.
Ecco alcuni esempi concreti di rubriche che ho visto funzionare molto bene e che puoi adattare al tuo settore:
1. La rubrica “SOS [tuo settore]” (Educare)
Questa rubrica affronta un problema tecnico, pratico e ricorrente del tuo target. È puro valore “how-to”.
- Esempio per un consulente finanziario: “L’Errore del Mese”. Ogni primo lunedì del mese, analizza un errore comune nella gestione dei risparmi e spiega come evitarlo.
- Esempio per un web designer. “Sito sotto la lente”. Analizza la homepage di un sito famoso (o di un volontario) e spiega cosa funziona e cosa no.
2. La rubrica “Dietro le quinte” (Ispirare/Connessione)
Serve a umanizzare il brand e mostrare come lavori. Non è autocelebrazione, è trasparenza radicale.
- Esempio per un architetto. “Dal cantiere alla realtà”. Mostra non la casa finita e patinata, ma i problemi trovati durante i lavori, la polvere, le decisioni difficili prese in corso d’opera.
- Esempio per un copywriter. “Diario di bordo”. Racconta come hai sbloccato una headline che non funzionava o come gestisci la sindrome della pagina bianca.
3. La rubrica “Miti da sfatare” (Autorevolezza)
Questa è potente. Prendi una credenza comune ma errata nel tuo settore e smontala con la tua competenza. Ti posiziona immediatamente come un esperto che non ha paura di andare controcorrente (Polarizzazione).
- Esempio per un nutrizionista: “Non è vero che…”. Smonta le fake news sulle diete.
- Esempio per un avvocato: “Leggende Metropolitane”. Spiega perché quella cosa che “ha detto mio cugino” è legalmente una sciocchezza.
4. La rubrica “Cassetta degli attrezzi” (Utilità)
Consiglia strumenti, libri, podcast o risorse che usi nel tuo lavoro. È un modo facile per dare valore senza dover creare contenuti lunghissimi da zero.
- Esempio: “Il tool della settimana”. Ogni venerdì, un software che ti salva la vita.
5. La rubrica “Chiedilo a…” (Community)
Raccogli le domande che ti arrivano via email, nei commenti o nelle call e rispondi pubblicamente.
- Vantaggio: Hai la certezza che l’argomento interessi, perché te l’hanno chiesto loro! Inoltre, dimostri di ascoltare.
Dalla teoria alla pratica: il calendario
Una volta definite le tue 3-4 rubriche, il gioco è fatto. Prendi un calendario (un foglio Excel o Google Calendar vanno benissimo) e assegna ogni rubrica a un giorno della settimana o a una cadenza specifica.
- Lunedì: Miti da Sfatare (per iniziare la settimana con energia e polemica costruttiva).
- Mercoledì: SOS Tecnico (valore puro a metà settimana).
- Venerdì: Dietro le Quinte (qualcosa di più leggero e personale prima del weekend).
Improvvisamente, non devi più inventare nulla. Se è mercoledì, sai che devi dare un consiglio tecnico. Il tuo cervello non vaga nel vuoto, ma si focalizza solo su quale consiglio tecnico dare questa volta.
Ricordo un cliente, un bravissimo formatore aziendale, che era paralizzato. Voleva scrivere di leadership, di gestione del tempo, di comunicazione, di vendita… e alla fine non scriveva nulla perché voleva dire tutto insieme. Abbiamo creato tre rubriche: “Leader si diventa” (consigli di management), “Toolbox Produttività” (strumenti pratici) e “Storie d’Aula” (aneddoti anonimi su cose successe durante i corsi). Da quel giorno, non ha più saltato una pubblicazione. La struttura lo ha reso libero.
Non diventare schiavo del format
Un’avvertenza importante: le rubriche sono uno strumento, non una gabbia. Se un giorno hai un’idea geniale che non rientra in nessuna rubrica, pubblicala! Se c’è una news di settore urgente da commentare, fallo saltare la programmazione.
Le rubriche servono a garantirti una base solida di contenuti (il famoso “piano B” che diventa “piano A”), ma devi mantenere la flessibilità necessaria per cavalcare l’attualità o le tue intuizioni del momento.
Iniziare a lavorare per rubriche è il modo migliore per passare da “dilettante che pubblica quando ha tempo” a “professionista con una strategia editoriale”. E ti assicuro che la tua sanità mentale (e il tuo pubblico) ringrazieranno.
Se vuoi una guida passo dopo passo per definire le tue rubriche e, soprattutto, per riempirle di contenuti che convertono, nel mio libro “Personal Branding Strategico“ trovi un intero capitolo dedicato a questo, con esercizi pratici per mappare i tuoi argomenti.










