La SEO non è una parolaccia. È la conseguenza della tua autorevolezza.

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SEO e Autorevolezza - Come farsi trovare e ricordare

Parliamo di SEO. Per molti professionisti, questa parola di tre lettere evoca immagini di guru incomprensibili, trucchi tecnici, “keyword stuffing” e pratiche oscure per “ingannare Google”. È percepita come una sorta di magia nera, qualcosa di complicato e un po’ sporco, lontano dalla costruzione di un brand autentico.

Questa percezione era forse vera quindici anni fa. Oggi, è l’esatto opposto.

Oggi, la vera SEO (Search Engine Optimization) per un personal brand non ha quasi nulla a che fare con i trucchi. Ha tutto a che fare con una singola parola: autorevolezza. Google non è più un semplice catalogo di parole; è diventato un motore di ricerca semantico che cerca di capire l’intento delle persone e di premiare la risposta migliore, data dall’esperto più credibile.

E indovina qual è lo strumento migliore per dimostrare la tua autorevolezza in modo strutturato e duraturo? Esatto. Il tuo sito web personale, il tuo asset più importante.

Perché un articolo sul blog batte un post sui social 10 a 0 (nel lungo periodo)

Un post su LinkedIn, anche uno virale, ha un ciclo di vita che raramente supera le 48-72 ore. Dopodiché, svanisce nel limbo del feed. È un’iniezione di visibilità, ma è temporanea. È come affittare un cartellone pubblicitario per un giorno.

Un articolo di valore sul tuo blog è un asset. È un pezzo di patrimonio digitale. È come comprare un immobile in una via di passaggio. Se scritto bene, non scade. Anzi, acquista valore nel tempo. Lavora per te 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per anni, intercettando persone che hanno un problema specifico e posizionandoti come la soluzione, proprio nel momento del bisogno.

Ma come si fa a creare contenuti che piacciano sia alle persone che a Google? La risposta sta nel rovesciare l’approccio.

Smetti di “fare SEO”. Inizia a risolvere problemi

L’approccio “niente fuffa” alla SEO è questo: non scrivere per Google, scrivi per le persone. Che è, ironicamente, esattamente ciò che Google vuole che tu faccia.

Non partire dalle keyword, parti dalle domande

Invece di chiederti “quale keyword ha un alto volume di ricerca?”, chiediti “quali sono le 5 domande che i miei clienti mi fanno sempre?”. Usa gli strumenti che abbiamo visto, come l’ascolto e le interviste. Ogni email che ricevi, ogni dubbio espresso in una call, è un potenziale articolo “calamita”. Se il tuo cliente te lo chiede, puoi star certo che altre centinaia di persone lo stanno scrivendo su Google.

Dai la risposta più completa (non la più furba)

Il tempo dei post da 300 parole per “acchiappare” una keyword è finito. Google premia la profondità. Quando un utente cerca “come scegliere un consulente finanziario”, non vuole un articoletto, vuole la guida definitiva. Vuole che tu risponda a quella domanda e a tutte le domande correlate (“quali errori evitare?”, “quanto costa?”, “quali certificazioni deve avere?”). Il tuo obiettivo è creare “Cornerstone Content”, contenuti pilastro così completi che il lettore non abbia bisogno di tornare su Google a cercare altro.

Dimostra la tua esperienza (E-E-A-T)

Google ha introdotto un concetto fondamentale: E-E-A-T (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness – Esperienza, Competenza, Autorevolezza, Affidabilità). Come si dimostra? Non solo dicendo “sono un esperto”, ma facendolo vedere. Inserisci nei tuoi articoli i tuoi casi studio. Racconta i tuoi fallimenti e cosa hai imparato (come l’aneddoto dello Spritz sul CV). Usa la tua voce unica. È la tua esperienza diretta che ti rende diverso da un articolo generico scritto da un’AI, ed è ciò che Google (e i tuoi lettori) premiano.

Farsi trovare (SEO) vs. Farsi ricordare (autorevolezza)

Farsi trovare su Google è il primo passo (la SEO). Ma la vera magia accade dopo il click. L’utente atterra sul tuo sito. Cosa trova?

  • Su un profilo social, trova un post isolato, circondato da distrazioni.
  • Sul tuo sito, trova un ecosistema.

L’utente legge il tuo articolo (che lo ha aiutato), poi vede nel menu le voci “Podcast”, “Libro”, “Altri Articoli”. Vede una pagina “Chi sono” che racconta la tua storia. Vede un’identità visiva coerente. Non ha solo trovato una risposta, ha trovato un esperto. Ha trovato un’autorità.

È così che la SEO (farsi trovare) si trasforma in autorevolezza (farsi ricordare e rispettare). Il tuo sito è l’unico luogo dove puoi controllare questa narrazione, trasformando un visitatore “freddo” in un membro “caldo” della tua community.

Nel mio libro “Personal Branding Strategico”, dedico un intero capitolo a come strutturare il sito (Capitolo 7) e un altro (Capitolo 8) a come creare contenuti che costruiscono fiducia e autorevolezza nel tempo. Se vuoi la guida completa per trasformare il tuo sito in un motore di business, la trovi su Amazon.

Se vuoi continuare a riflettere con me, esplora gli altri articoli della categoria “Personal Branding Strategico”.

E ora, la discussione si sposta su LinkedIn. Qual è il tuo rapporto attuale con il blog? Lo vedi come un “diario” obsoleto o come un asset strategico per la tua autorevolezza a lungo termine?

Ascolta l’episodio dedicato del podcast

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