“Allora, di cosa ti occupi?”
È la domanda più comune, più innocua e, professionalmente, più pericolosa del mondo. Se a questa domanda la tua risposta è un vago “sono un consulente”, seguito da un elenco confuso di cose che fai, o peggio, da un monologo di due minuti che lascia il tuo interlocutore più perplesso di prima, fermati. Abbiamo un problema.
Quel momento di esitazione, quella risposta fumosa, non è un semplice dettaglio. È il sintomo di una malattia professionale diffusa: la mancanza di chiarezza. È la prova che, nonostante le tue competenze e il tuo valore, non hai ancora trovato il nucleo della tua identità professionale. E se non ce l’hai chiaro tu, come puoi pretendere che sia chiaro per un potenziale cliente?
Nel mondo del lavoro di oggi, un “mercato del rumore” dove l’attenzione è la risorsa più scarsa, la chiarezza non è un lusso. È un obbligo. È il tuo strumento di sopravvivenza. Essere chiari non significa semplificare o banalizzare il tuo lavoro. Significa averlo capito così a fondo da poterlo distillare nella sua essenza più potente.
Dopo aver fatto il lavoro di scavo interiore, dopo aver completato l’auto-intervista per sbloccare la tua carriera e aver messo a nudo i tuoi valori e le tue competenze, ti ritrovi con un tesoro di informazioni grezze. Ma un mucchio d’oro, per quanto prezioso, non è una moneta spendibile. Devi fonderlo, dargli una forma, coniare la tua valuta. Quella valuta è la tua “frase-manifesto”.
Cos’è una Frase-Manifesto (e cosa non è)
Una frase-manifesto è una singola frase, concisa e diretta, che racchiude chi aiuti, quale problema risolvi e quale risultato unico offri. È la risposta breve, memorabile e intrigante alla domanda “Cosa fai?”.
Non è:
- Un titolo professionale: “Sono un avvocato” non è un manifesto.
- Un elenco di servizi: “Offro servizi di web design, SEO e social media marketing” non è un manifesto.
- Uno slogan vuoto: “Porto il tuo business al successo” non è un manifesto.
È, invece, la tua intera proposta di valore distillata in un’unica, potentissima dichiarazione.
La formula per costruire la tua chiarezza
Costruire la propria frase-manifesto non è un atto creativo casuale, ma un processo strategico. La formula che ho sviluppato e testato negli anni è semplice nella sua struttura, ma richiede un lavoro profondo su ogni singolo elemento:
[VERBO DI AZIONE] + [IL TUO CLIENTE IDEALE] a [PROBLEMA CHE RISOLVI] per [RISULTATO UNICO/TRASFORMAZIONE]
Analizziamo ogni pezzo:
- Il verbo di azione. È il motore della frase. Deve essere forte, evocativo e orientato al beneficio. Evita verbi deboli come “aiuto” o “supporto”. Scegli verbi che trasmettano un’azione concreta. “Guido”, “Trasformo”, “Semplifico”, “Costruisco”, “Libero”.
- Il tuo cliente ideale. Qui serve coraggio. Il coraggio di scegliere, di definire una nicchia. “Le aziende” non è un cliente ideale. “Le piccole aziende manifatturiere del Nord Italia” lo è. “I professionisti” è vago. “I freelance del settore creativo che faticano a gestire i loro progetti” è specifico. Più sei specifico, più il tuo cliente ideale, sentendoti, penserà: “Sta parlando proprio a me”.
- Il problema che risolvi. La gente non compra i tuoi servizi, compra la soluzione a un loro dolore. Devi conoscere quel dolore meglio di loro. Non vendi “consulenza finanziaria”, risolvi “l’ansia di non sapere come investire i propri risparmi”. Non vendi “corsi di time management”, risolvi “la frustrazione di arrivare a fine giornata senza aver concluso nulla di importante”.
- Il risultato unico/trasformazione: Questa è la promessa. Cosa succede dopo che sei intervenuto tu? Qual è lo stato desiderato che il tuo cliente raggiunge? Non è solo la soluzione al problema, ma il beneficio emotivo e pratico che ne deriva. Il risultato non è “un sito web nuovo”, ma “una presenza online che attira clienti in target senza che tu debba cercarli”.
Dalla teoria alla pratica: un aneddoto
Ricordo un cliente, un bravissimo formatore aziendale. Alla domanda “cosa fai?”, la sua risposta era: “Tengo corsi di formazione per le aziende su varie tematiche, dalla comunicazione alla leadership…”. Una risposta corretta, ma debole. Non lasciava il segno. Abbiamo lavorato insieme, scavando con l’auto-intervista. Abbiamo scoperto che il suo “superpotere” era la capacità di lavorare con i team tecnici, con gli ingegneri, persone spesso refrattarie alla formazione tradizionale. Il problema che risolveva non era la “mancanza di formazione”, ma “la difficoltà dei manager a comunicare efficacemente con i loro team di ingegneri, creando frustrazione e ritardi”. Dopo un lungo lavoro, la sua frase-manifesto è diventata: “Traduco gli obiettivi dei manager in un linguaggio che ispira i team tecnici a collaborare con entusiasmo e produttività.”
Senti la differenza? È passata dall’essere “un formatore” a essere “il traduttore tra manager e ingegneri”. Unico, memorabile, prezioso.
Creare questa frase non è un esercizio di stile. È un atto di posizionamento strategico. Una volta che ce l’hai, essa diventa:
- La tua bio su LinkedIn.
- La headline del tuo sito.
- La risposta che dai agli eventi di networking.
- La bussola che guida ogni contenuto che crei.
È il tuo centro di gravità professionale.
E adesso? Da dove inizi?
Prendi la formula. Prendi le risposte che hai dato durante la tua auto-analisi. E inizia a giocare, a scrivere, a cancellare, a riscrivere. Non cercare la perfezione al primo tentativo. Cerca la risonanza. Quando leggerai una versione della tua frase e sentirai una piccola scossa, un “Sì, questo sono io”, allora saprai di essere sulla strada giusta.
Nel mio libro “Personal Branding Strategico” dedico un intero capitolo a questo processo, con esempi di verbi, analisi di clienti ideali e tecniche per definire il risultato in modo potente. Se senti di aver bisogno di una guida strutturata per questo passaggio cruciale, lo trovi su Amazon.
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E ora, la discussione si sposta su LinkedIn. Qual è la tua attuale risposta alla domanda “Cosa fai?”. Condividila, se ti va, e iniziamo a lavorarci insieme.











