La tua foto profilo ti sta costando clienti? Guida alla presenza scenica (online e offline)

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Oltre la foto profilo: l'importanza della fotografia professionale e della presenza scenica.

Ci raccontiamo una bugia, tutti i giorni. La bugia è: “l’abito non fa il monaco”. O la sua versione moderna: “non si giudica una persona dalla sua foto profilo”. Mentiamo. Giudichiamo eccome. Lo facciamo in una frazione di secondo, in modo quasi inconscio. Prima ancora di leggere una singola riga della tua biografia o del tuo CV, il nostro cervello ha già emesso un verdetto basandosi su un’immagine.

È giusto? No. È la realtà? Assolutamente sì.

Nel mondo digitale, la tua foto profilo non è un dettaglio. È il tuo nuovo biglietto da visita, la tua nuova stretta di mano. E una foto sbagliata – amatoriale, sgranata, inappropriata – può minare la tua credibilità prima ancora che tu abbia avuto la possibilità di dimostrare quanto vali.

Ma l’immagine professionale oggi va ben oltre una foto statica. Si estende al modo in cui appari in videochiamata, a come gestisci la scena durante un webinar, a come ti presenti a un evento. Questa è la tua “presenza scenica”. E ignorarla, oggi, significa lasciare al caso una parte fondamentale della percezione che gli altri hanno di te.

Analizziamo i due fronti, quello digitale e quello reale, per capire come curare la nostra immagine in modo strategico e, soprattutto, autentico.

Parte 1: L’Incontro visivo – La fotografia professionale

La tua foto profilo è il tuo avamposto. È la prima cosa che le persone vedono quando ti cercano su LinkedIn o visitano il tuo sito. Deve comunicare, in un istante, tre cose: professionalità, affidabilità e accessibilità.

Ricordo perfettamente un’esperienza di qualche anno fa, quando lavoravo in un’azienda e dovevo fare una prima cernita di CV per assumere un nuovo membro del team. Mi sono ritrovato a sfogliare centinaia di curriculum. E lo spettacolo, a volte, era desolante. Ho visto di tutto: selfie scattati in bagno, espressioni con la bocca “a culo di gallina”, gente in canottiera, uno addirittura con uno spritz in mano, sorridente, come se fosse all’aperitivo.

Naturalmente, questo ha influenzato, e non poco, l’intero processo di selezione, sia per me che per il management. La domanda che ci facevamo era semplice e spietata: se una persona non cura nemmeno la propria comunicazione di base, se non dedica cinque minuti a scegliere una foto appropriata per presentarsi a un potenziale datore di lavoro, come possiamo aspettarci che curi la comunicazione e i progetti dei nostri clienti? Quella foto, che a loro sembrava un dettaglio insignificante, per noi è diventata un enorme segnale di allarme sulla loro professionalità e attenzione al dettaglio.

Cosa rende una foto “professionale” ed evita questo disastro?

  • La qualità tecnica. Una foto professionale ha una buona illuminazione, una messa a fuoco nitida e uno sfondo pulito. Una foto-disastro è sgranata, buia o con il caos di casa tua dietro.
  • L’espressione. L’ideale è un’espressione naturale, autentica, con un sorriso aperto che ispira fiducia.
  • L’abbigliamento. Deve essere consono al tuo settore. Non devi travestirti, ma l’outfit deve essere curato.
  • L’inquadratura. Un primo piano o un mezzo busto sono le scelte più efficaci per creare una connessione.

Vale la pena investire in un servizio fotografico professionale? Dopo l’esperienza di quella selezione CV, la mia risposta è: è uno degli investimenti a più alto ROI sulla tua credibilità che tu possa fare.

Parte 2: Il brand in azione – La presenza scenica

Se la foto profilo è la tua vetrina, la presenza scenica è come ti muovi dentro al negozio. E oggi, il “negozio” è sempre più spesso lo schermo di un computer.

La scena digitale (Zoom, Teams, etc.)

La tua postazione per le videochiamate è diventata un’estensione del tuo ufficio, un pezzo della tua identità visiva. Non è più un setup di emergenza. Ogni dettaglio comunica qualcosa:

  • Lo sfondo. È ordinato e professionale o caotico e pieno di distrazioni? Uno sfondo curato (reale o virtuale che sia) comunica organizzazione. La pila di panni da stirare comunica caos.
  • L’illuminazione. La tua faccia è ben illuminata o sei una figura in penombra? Una buona luce frontale ti rende più presente, più affidabile. L’ombra crea distanza.
  • L’inquadratura. La webcam è all’altezza degli occhi o inquadra il tuo mento? Un’inquadratura corretta è un segno di rispetto per l’interlocutore.
  • L’audio. La tua voce è chiara o si sente un rimbombo metallico? Un audio pulito è fondamentale per una comunicazione efficace.

Come vedi, la tua presenza scenica digitale non è altro che la coerenza in azione, il modo in cui il tuo brand, con i suoi loghi, colori e font, si anima e diventa una persona tridimensionale.

La Scena Offline

Le stesse regole, ovviamente, valgono anche quando incontri le persone dal vivo. La tua postura, il modo in cui gesticoli, il contatto visivo, l’abbigliamento… tutto contribuisce a creare un’immagine coerente (o incoerente) con il brand che vuoi comunicare. L’obiettivo, online come offline, non è recitare una parte. È, come dico sempre, presentare la versione migliore e più autentica di te, in ogni contesto.

La tua immagine non è vanità. È uno strumento di comunicazione. Curarla non significa costruire un’apparenza vuota, ma assicurarsi che la forma sia una degna ambasciatrice della tua sostanza.

Nel mio libro “Personal Branding Strategico”, dedico un intero capitolo a come costruire un’identità visiva coerente, dalla fotografia ai materiali di comunicazione, per essere percepito in modo professionale e autentico. Se vuoi una guida completa, la trovi su Amazon.

Se vuoi continuare a riflettere con me, esplora gli altri articoli della categoria “Personal Branding Strategico”.

E ora, la discussione si sposta su LinkedIn. Se dovessi fare un audit onesto, qual è l’elemento della tua presenza scenica (foto, video-call, etc.) che ha più bisogno di un miglioramento?

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