Automazioni LinkedIn: la scorciatoia che può distruggere il tuo brand (e come usarle con intelligenza)

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Automazioni LinkedIn: quando usarle e quando evitarle

Viviamo nell’era dell’efficienza a tutti i costi. Vogliamo risultati, li vogliamo in fretta e con il minimo sforzo. E il mercato, astuto, ci offre continuamente nuove “soluzioni magiche”: strumenti, software, bot che promettono di automatizzare ogni aspetto del nostro lavoro, incluso quello più umano di tutti, la costruzione di relazioni.

Su LinkedIn, questo si traduce in un’offerta sterminata di tool di automazione che promettono di:

  • Inviare centinaia di richieste di collegamento personalizzate (spoiler: non lo sono).
  • Mandare messaggi di follow-up automatici a chiunque accetti la connessione.
  • Visitare profili in massa per farsi notare.
  • Commentare post in automatico per sembrare attivi.

Sembra fantastico, vero? Una macchina che lavora per te, che costruisce il tuo network mentre tu ti dedichi ad altro. Ma c’è un problema. Anzi, ce ne sono molti. E il rischio non è solo quello di sprecare soldi, ma di bruciare irreparabilmente la tua reputazione.

Perché l’automazione selvaggia su LinkedIn è un suicidio professionale?

1. Distrugge la fiducia

LinkedIn è una piattaforma basata sulla fiducia e sulle relazioni professionali autentiche. Ricevere una richiesta di collegamento palesemente finta, seguita da un messaggio di vendita standardizzato un secondo dopo l’accettazione, non crea una relazione. Crea fastidio, diffidenza e spesso porta a segnalare l’utente come spam (io segnalo e blocco almeno tre o quattro persone a settimana che chiedono la connessione e subito dopo mandano messaggi di vendita a freddo senza minimamente capire chi sono). Hai appena perso per sempre la possibilità di connetterti davvero con quella persona.

2. È facilmente riconoscibile (e imbarazzante)

Siamo tutti diventati bravissimi a riconoscere i messaggi automatici. Placeholder dimenticati (“Ciao [Nome],”), testi generici che non c’entrano nulla con il nostro profilo, tempistiche sospette. Quando vieni “beccato” a usare queste tattiche, la tua immagine ne esce a pezzi. Sembri pigro, disinteressato e disposto a usare mezzucci pur di ottenere qualcosa.

3. Viola i termini di servizio di LinkedIn

La maggior parte di questi tool di automazione aggressiva viola esplicitamente le regole della piattaforma. Usarli ti espone al rischio concreto che il tuo account venga limitato o, nei casi peggiori, sospeso permanentemente. Immagina di perdere anni di contatti e contenuti per aver voluto risparmiare qualche ora di lavoro.

4. Danneggia il tuo brand a lungo termine

Ogni messaggio spam inviato a tuo nome è una piccola pugnalata alla tua reputazione. Nel tempo, queste pugnalate si accumulano. Diventi “quello che manda messaggi strani”, la persona da evitare. E recuperare una reputazione danneggiata è infinitamente più difficile che costruirne una da zero.

Ma allora, ogni automazione su LinkedIn è dannosa?

Non necessariamente. Esiste una sottile linea tra automazione intelligente e automazione dannosa. La regola d’oro è questa: l’automazione dovrebbe servire a supportare le tue attività umane, non a sostituirle.

Quali sono le automazioni “accettabili” o persino utili?

  • Pianificazione dei contenuti. Usare strumenti esterni (approvati da LinkedIn o che non interagiscono in modo invasivo con la piattaforma) – o meglio ancora quello interno – per programmare la pubblicazione dei tuoi post è un modo intelligente per garantire costanza senza dover essere online 24/7.
  • Analisi dei dati. Strumenti che analizzano le performance dei tuoi contenuti o ti aiutano a capire meglio la tua audience possono essere utili per affinare la tua strategia.
  • Notifiche e alert. Impostare alert per parole chiave specifiche o per essere avvisato quando una persona chiave pubblica qualcosa può aiutarti a intervenire tempestivamente nelle conversazioni giuste.

Cosa NON è MAI accettabile?

  • Invio automatico di richieste di collegamento.
  • Invio automatico di messaggi privati (di benvenuto, di follow-up, di vendita).
  • Visite automatiche ai profili.
  • Commenti o like automatici.

L’alternativa intelligente: il networking umano potenziato

Invece di cercare scorciatoie che ti bruciano, investi il tuo tempo in attività che costruiscono valore reale, come abbiamo visto parlando di come trasformare i contatti in una rete di valore:

  • Ricerca manuale e personalizzazione. Dedica 30 minuti al giorno a cercare 3-5 persone davvero interessanti per te. Studia il loro profilo. Trova un motivo reale per connetterti. Scrivi un messaggio breve, personalizzato e che non chieda nulla.
  • Interazioni autentiche. Partecipa alle conversazioni che ti interessano. Fai domande. Offri il tuo punto di vista. Sii utile.
  • Follow-up umano. Hai creato una nuova connessione? Dopo qualche giorno, scrivi un messaggio per approfondire, per condividere una risorsa, per proporre una breve chiacchierata se ha senso.

Richiede più tempo? Certo. Ma stai costruendo relazioni, non collezionando numeri. E sono le relazioni, non i numeri, a portare le vere opportunità.

Non cadere nella trappola dell’efficienza a tutti i costi. La tua reputazione vale molto di più del tempo che pensi di risparmiare con un bot.

Nel mio libro “Personal Branding Strategico”, dedico un’intera sezione a come usare LinkedIn in modo etico ed efficace, massimizzando i risultati senza compromettere la tua immagine. Se vuoi la guida completa, la trovi su Amazon.

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E ora, la discussione si sposta su LinkedIn. Qual è stata la tua peggiore esperienza con un messaggio automatico ricevuto? Raccontacela.

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