Siamo ossessionati dalla ricerca di risposte. Leggiamo libri, frequentiamo corsi, cerchiamo mentori, scrolliamo feed infiniti. Tutto per trovare la risposta giusta, la formula magica, la strategia definitiva che possa risolvere i nostri dubbi professionali.
E se ti dicessi che la vera svolta non sta nel trovare risposte, ma nel porsi le domande giuste?
Nell’ultimo articolo, abbiamo visto come disegnare la mappa della tua carriera basandoci su tre pilastri: Valori, Competenze e Obiettivi. Quello è il primo, fondamentale strato dell’analisi. Ma per costruire fondamenta davvero solide, dobbiamo scavare più a fondo. Dobbiamo andare oltre ciò che pensiamo di sapere di noi stessi e iniziare a scoprire ciò che siamo veramente.
Il problema è che il nostro cervello è pigro. Tende a percorrere sempre le stesse sinapsi, a darci sempre le stesse risposte preconfezionate. “In cosa sei bravo?” “Ah, sono bravo in X, Y e Z”. Le stesse cose che scrivi sul CV da dieci anni. Ma quelle sono etichette, non sono la tua essenza. Per rompere questi schemi, serve uno strumento più profondo: un’intervista. Ma un’intervista in cui l’intervistato e l’intervistatore sei tu.
Un’auto-intervista strutturata non è un esercizio di egocentrismo. È un processo strategico di scoperta. Le domande giuste agiscono come chiavi, capaci di aprire porte della nostra consapevolezza che teniamo chiuse per abitudine o per paura. Ti costringono all’onestà, fanno emergere pattern nascosti e ti forniscono quel materiale grezzo, quell’oro puro, su cui costruire un brand personale autentico e impossibile da imitare.
Nel mio libro ho stilato un elenco di 20 domande specifiche, ma qui non voglio semplicemente elencartele. Voglio farti capire il perché funzionano, raggruppandole in aree tematiche.
1. Il nucleo energetico: passione e flusso
Alcune domande non indagano cosa sai fare, ma cosa ami fare. Dove trovi la tua energia?
- Quali attività ti fanno sentire energico e pienamente coinvolto (nello stato di “flusso”)?
- Se il denaro non fosse un problema, quale lavoro o attività sceglieresti di fare?
Queste domande sono fondamentali perché rivelano la tua motivazione intrinseca. Spesso, le attività che ci danno energia nascondono le nostre competenze più autentiche e i nostri valori più profondi. Un brand costruito attorno a ciò che ti accende è un brand sostenibile nel tempo, perché non ti prosciugherà le energie.
2. Lo specchio della realtà: fallimenti e feedback
Questa è la parte più difficile, ma anche la più preziosa. Guardare non solo ai successi, ma anche alle cadute e a come gli altri ci vedono.
- Qual è stato il tuo più grande “fallimento” professionale e cosa hai imparato da esso?
- Cosa dicono di te (professionalmente) le persone che ti conoscono bene? (Prova a chiederglielo!)
- Qual è la critica costruttiva più utile che hai mai ricevuto?
Analizzare un fallimento non è masochismo. È il modo più rapido per capire la tua resilienza, i tuoi veri valori e la tua capacità di apprendimento. Chiedere un feedback esterno, come abbiamo già visto parlando di competenze, è l’unico modo per scoprire i tuoi “superpoteri nascosti”, quelle doti che tu dai per scontate ma che gli altri vedono chiaramente.
3. L’identità distintiva: problemi e differenze
Qui si entra nel cuore del tuo posizionamento. Non solo chi sei, ma chi sei per gli altri.
- Quale problema specifico ti senti particolarmente portato a risolvere per gli altri?
- Quali sono le tre competenze che ritieni ti distinguano maggiormente dagli altri nel tuo campo?
- Per chi vuoi essere una risorsa? Chi è il tuo “pubblico” ideale?
Queste domande ti spingono a trasformare la tua identità in una promessa di valore. Ti obbligano a pensare in termini di benefici per il tuo pubblico, che è il primo passo per costruire una comunicazione efficace e una Unique Selling Proposition (USP) che funzioni davvero.
Come si svolge questa intervista?
Il come è importante quanto il cosa. Ecco qualche regola d’ingaggio:
- Trova il tempo e lo spazio. Non farlo in 10 minuti tra una call e l’altra. Dedicati almeno un’ora di tempo ininterrotto, in un luogo tranquillo.
- Scrivi a mano. C’è qualcosa di potente nel processo fisico della scrittura. Rallenta il pensiero e connette la mente in modo diverso.
- Sii brutalmente onesto. Non ci sono risposte giuste o sbagliate. C’è solo la tua verità. Non scrivere ciò che pensi di dover scrivere, ma ciò che senti.
- Non giudicare. Lascia fluire le risposte senza criticarle. L’analisi viene dopo. In questa fase, sei solo un esploratore che annota ciò che vede.
Dopo aver risposto, lascia decantare il tutto per un giorno. Poi rileggi. Cosa noti? Ci sono parole che si ripetono? Temi ricorrenti? Intuizioni sorprendenti? Quello, amico mio, è il materiale su cui costruire la tua cattedrale.
Nel mio libro, “Personal Branding Strategico”, trovi l’elenco completo di tutte le 20 domande e un metodo per analizzare le tue risposte e trasformarle in una “frase-manifesto” che diventerà la tua stella polare. Se senti che è il momento di fare questo lavoro seriamente, lo trovi su Amazon.
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